Quando le salamandre ispirano la medicina

30 giugno 2025

Il gene Hand2 e la rigenerazione degli arti

Cosa succederebbe se potessimo far ricrescere un arto perduto, come se nulla fosse accaduto? Non è solo una fantasia da film di fantascienza: per l’axolotl, una curiosa salamandra originaria del Messico, è realtà quotidiana. Questo anfibio ha la sorprendente capacità di rigenerare arti completi, e ora gli scienziati hanno individuato uno dei protagonisti principali di questo processo: il gene Hand2.

Il lavoro, guidato dalla biologa Elly Tanaka presso l’IMBA (Institute of Molecular Biotechnology) di Vienna e pubblicato su Nature nel maggio 2025, ha aperto nuovi scenari non solo per la comprensione dei meccanismi rigenerativi nei vertebrati, ma anche per future applicazioni nella medicina umana

Il ruolo sorprendente del gene Hand2

Il gene Hand2 sembra agire come una sorta di "bussola biologica" che indica alle cellule dove si trovano rispetto all’anatomia dell’arto. In particolare, Hand2 si attiva nella parte posteriore dell’arto – per intenderci, quella del “mignolo” – e fornisce informazioni fondamentali per organizzare correttamente la rigenerazione.

Quando l’arto dell’axolotl viene amputato, Hand2 viene riattivato e funge da interruttore per accendere un altro gene cruciale: Shh (Sonic hedgehog). Questo secondo gene rilascia segnali che si diffondono lungo la zona ferita, guidando le cellule su cosa devono costruire e dove. È come se venisse distribuito un piano dettagliato di ricostruzione, capace di ridisegnare fedelmente l’intero arto.

Una scoperta particolarmente affascinante riguarda la capacità di alcune cellule di "cambiare identità". Gli scienziati hanno infatti osservato che cellule normalmente collocate nella parte anteriore dell’arto possono essere riprogrammate per diventare posteriori se esposte a questi segnali molecolari. È un meccanismo che sfida la visione tradizionale della differenziazione cellulare, secondo cui ogni cellula ha un destino rigido e definito

Un ponte tra salamandre e umani?

Perché tutto questo dovrebbe interessare noi, esseri umani ben lontani dall’aspetto e dalle abilità dell’axolotl? Perché i geni Hand2 e Shh esistono anche nel nostro DNA. Nell’essere umano, Hand2 gioca un ruolo importante durante lo sviluppo embrionale, contribuendo alla formazione di cuore e arti. Questo suggerisce che i meccanismi molecolari osservati nell’axolotl non sono esclusivi di quella specie, ma potrebbero rappresentare una traccia comune nell’evoluzione dei vertebrati.

L’ipotesi affascinante è che nelle nostre cellule adulte possa esistere una "memoria posizionale" simile, anche se dormiente. Se si riuscisse a comprendere e manipolare questi segnali in modo sicuro, potremmo un giorno stimolare la rigenerazione di tessuti o addirittura strutture più complesse, come articolazioni, cartilagine o ossa.

Uno sguardo al futuro della medicina rigenerativa

Le implicazioni sono enormi. Pensiamo ai pazienti amputati, a chi ha subito traumi gravi o a chi convive con patologie degenerative. Se fossimo in grado di “insegnare” alle cellule umane a rigenerare tessuti sulla base di istruzioni genetiche simili a quelle dell’axolotl, la medicina potrebbe compiere un balzo in avanti straordinario.

Ovviamente, siamo ancora all’inizio di questo viaggio. Capire come riattivare questi circuiti genetici senza rischi è una sfida complessa, che richiederà anni di ricerca. Ma ogni grande traguardo comincia da un primo passo, e Hand2 sembra proprio uno di quelli decisivi.

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