Bhagavata Purana
ll cuore della devozione induista

Il Bhagavata Purana, conosciuto anche come Śrīmad Bhāgavatam, è uno dei testi più amati dell’induismo, soprattutto nella tradizione vaisnava, che venera Vishnu e Krishna come manifestazioni supreme del divino. Scritto in sanscrito, il testo si compone di dodici libri (skandha) per un totale di circa 18.000 versi poetici. La sua essenza? La bhakti, ovvero la devozione amorosa e totale verso Dio.
Origini e struttura
La composizione del Bhagavata Purana risale indicativamente tra il VI e il X secolo d.C. ed è attribuita al saggio Vyasa, lo stesso a cui si devono i Veda e il Mahabharata. La narrazione si svolge come un lungo dialogo tra il re Parikshit, nipote di Arjuna, e il saggio Śukadeva Gosvāmī. Il re, condannato a morire in sette giorni, chiede al saggio di raccontargli la verità ultima della vita — ed è così che inizia la storia del Bhagavata.
Cosa racconta?
I primi nove libri trattano della creazione dell’universo, dei cicli cosmici e delle genealogie divine. Ma il cuore pulsante dell’opera è il decimo libro, interamente dedicato alla vita di Krishna. Qui il dio-bambino gioca, danza, combatte e ama. Le sue avventure a Vrindavan, i suoi dialoghi con i pastori e le pastorelle (le gopi), i suoi miracoli: tutto è raccontato in toni poetici, simbolici, profondamente spirituali.
Devozione, filosofia, mitologia
Il Bhagavata Purana è molto più che un racconto mitologico: è un testo teologico e filosofico. Integra concetti del Vedanta, dello Yoga e della filosofia Samkhya. Ma il messaggio centrale rimane chiaro: la bhakti, la devozione sincera e disinteressata, è la via più elevata verso la liberazione (moksha).
Krishna, in questo testo, non è solo un avatar di Vishnu. È la divinità suprema, fonte di ogni cosa. Il Bhagavata ci invita ad amare Dio non per paura o dovere, ma con abbandono, gioia e meraviglia.
Importanza nella cultura
Il Bhagavata Purana ha influenzato profondamente la cultura indiana. Ha ispirato movimenti religiosi come il Gaudiya Vaishnavismo (a cui appartiene anche il movimento Hare Krishna), e ha lasciato tracce nell’arte, nella musica (specialmente nella tradizione dei bhajan), nella danza classica e nella letteratura. Le sue storie vengono ancora oggi raccontate nei templi, nei festival religiosi e nei saptaha — letture pubbliche che durano sette giorni consecutivi.
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