La Pasqua

14 aprile 2025

Un racconto di libertà, speranza e rinascita

A carton of colorful easter eggs on a wooden table.

C’è un momento dell’anno, ogni primavera, in cui qualcosa nell’aria cambia. Non è solo il tepore del sole che torna a scaldare la pelle, o il profumo dei fiori che sbocciano. È qualcosa di più sottile, più profondo: un invito al rinnovamento, alla rinascita. Questo momento si chiama Pasqua. E non importa se la vivi come credente, come tradizione di famiglia o semplicemente come un’occasione di pausa: la Pasqua parla a tutti noi, perché racconta qualcosa di profondamente umano.

Tutto cominciò con una fuga nella notte

Immagina una notte piena di tensione, famiglie che raccolgono in fretta poche cose, madri che tengono stretti i bambini, padri che spalmano sangue d’agnello sulle porte. Siamo in Egitto, migliaia di anni fa. È la notte della liberazione.

Gli ebrei, schiavi da generazioni, stanno per fuggire. Dio ha mandato dieci piaghe sul faraone, e l’ultima, la più terribile, è alle porte. Ma chi avrà quel segno sulla porta sarà risparmiato. Così nasce la Pesach, la Pasqua ebraica, che letteralmente significa “passaggio”. Passaggio dell’angelo della morte, ma anche passaggio dalla schiavitù alla libertà.

Ancora oggi, durante il Seder pasquale, le famiglie ebree leggono la Haggadah e rivivono quella notte come se fosse appena accaduta. È una festa di memoria, ma anche di identità: ogni ebreo si sente parte di quella fuga, di quella storia di riscatto.

Una tomba vuota, una speranza nuova

Secoli dopo, in una terra ancora segnata da tensioni e oppressioni, un altro racconto prende forma. È la storia di un uomo che predica amore, perdono, giustizia. Viene arrestato, torturato, messo in croce. Muore. Tutto sembra finito.

E invece no.

Tre giorni dopo, le donne trovano la tomba vuota. "Non è qui", dice un angelo. "È risorto." È l’alba di una nuova speranza.

La Pasqua cristiana nasce così: dal dolore di una crocifissione e dalla gioia imprevista di una resurrezione. È la festa più importante per chi crede in Cristo, perché parla di vita che vince sulla morte, di luce che rompe le tenebre, di un amore più forte di tutto. Prima della Pasqua, ci sono i 40 giorni della Quaresima e poi la Settimana Santa, con i suoi riti profondi, che preparano il cuore a questo mistero.

Riti antichi, simboli che ci parlano ancora

La Pasqua non è solo fede. È anche rito collettivo, con radici che vanno indietro nel tempo, molto prima del cristianesimo. Già i popoli antichi celebravano il ritorno della primavera con riti legati alla fertilità, alla terra che rifiorisce, al sole che torna potente.

Hai mai pensato perché a Pasqua regaliamo uova? Perché l’uovo è il simbolo perfetto della vita che si schiude. O perché nei paesi anglosassoni ci sia un coniglietto pasquale? La lepre, fertile e veloce, era simbolo di rinnovamento già nei culti dedicati alla dea Eostre.

Il cristianesimo ha fatto sua questa simbologia, senza cancellarla. Ha trasformato l’uovo in simbolo del sepolcro che si apre, e la colomba – dolce e volatile – in messaggera di pace. E l’agnello? Da sacrificio nell’antico testamento, diventa il volto stesso di Gesù che si dona per amore.

Ogni cultura ha la sua Pasqua

Se viaggi nel mondo durante la Pasqua, scoprirai che ogni luogo ha i suoi gesti, i suoi profumi, le sue storie. In Spagna ci sono le processioni solenni, con uomini incappucciati e statue portate in spalla. In Grecia si accendono fuochi notturni e si rompono uova rosse a mezzanotte. In Italia si preparano torte salate, uova di cioccolato, colombe fragranti.

Ma al di là dei sapori e delle forme, la Pasqua è sempre la stessa cosa: un tempo per fermarsi, guardarsi dentro, ricominciare. È un invito alla speranza, soprattutto in tempi difficili. È il momento in cui, anche senza volerlo, ci chiediamo: “Che cosa voglio lasciare alle spalle? E che cosa voglio far rinascere nella mia vita?”

Pasqua: una storia che ci riguarda tutti

In fondo, la Pasqua ci tocca perché parla di cose vere, concrete, che tutti prima o poi viviamo: la paura, la perdita, il silenzio. Ma anche il coraggio, la fiducia, la bellezza di ricominciare. Ecco perché, anche se non entri in chiesa o non segui la liturgia, la Pasqua può avere un significato per te.

È un tempo per seminare bene, per abbracciare chi hai lasciato andare, per tornare a sorridere. Perché, come diceva qualcuno, non c’è notte così lunga da impedire al sole di tornare a sorgere.

A couple of easter bunnies standing next to each other holding eggs.
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A teapot pouring tea into a cup with a spoon next to it
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