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La Neuroplasticità e lo Straordinario Potenziale del Cervello Umano

mar 08, 2024

La Neuroplasticità, la Capacità Adattativa del Cervello Umano


Negli ultimi anni, le neuroscienze hanno vissuto un periodo di straordinarie scoperte, con particolare rilevanza per il concetto di neuroplasticità nota anche come plasticità del Sistema Nervoso Centrale (SNC).


Questo concetto, che ha rivoluzionato la ricerca nel campo delle neuroscienze, si riferisce alla straordinaria capacità del cervello e della mente di adattarsi, modellarsi, rimodellarsi e ristrutturarsi in modo continuo. È la straordinaria capacità del cervello di adattarsi e modificare la sua struttura, funzione e connessioni neurali in risposta a stimoli interni ed esterni.


Grazie a questa straordinaria capacità neuronale è possibile per esempio l'apprendimento motorio, il controllo del movimento corporeo e il recupero delle abilità motorie dopo eventuali lesioni.


La Scoperta e i Fondamenti della Neuroplasticità

La convinzione tradizionale che il cervello fosse una struttura statica e immutabile è stata ribaltata negli ultimi decenni. Studi innovativi condotti da figure di spicco come i neuroscienziati Eric Kandel e Michael Merzenich hanno dimostrato che il cervello è estremamente flessibile e in grado di adattarsi in risposta a stimoli esterni e interni.


Merzenich ha descritto questa scoperta come qualcosa di eccezionale, sottolineando la malleabilità del cervello e la sua capacità di riorganizzarsi in ogni sua parte. Opere come "Il cervello infinito" di Norman Doidge hanno evidenziato la concreta possibilità di recuperare le funzioni cerebrali dopo lesioni come l'ictus, dimostrando le infinite potenzialità di adattamento del cervello umano, come sottolineato da Sacks.


Fino a pochi anni fa, gli studenti di medicina venivano istruiti sul fatto che la mappa cerebrale fosse immutabile per tutta la vita. Si riteneva inoltre che le capacità cerebrali danneggiate non potessero essere recuperate. Tuttavia, le ricerche recenti hanno dimostrato che invece queste possono essere recuperate anche molto bene.


Uno degli esperimenti più celebri che dimostrano la neuroplasticità coinvolge per esempio i cervelli dei musicisti. Un esperimento condotto nel 1995 presso l'Università di Jena, in Germania, ha confrontato le immagini della risonanza magnetica dei cervelli di violinisti professionisti con quelli di non musicisti. I risultati hanno rivelato un notevole aumento delle dimensioni della corteccia sensoriale nei violinisti, suggerendo che l'esperienza musicale avesse effettivamente plasmato la struttura cerebrale.


Inoltre, esperimenti condotti su animali in ambienti "arricchiti" hanno dimostrato che un ambiente stimolante può produrre cambiamenti nel cervello. In queste condizioni, si attivano i neuroni, aumentano le connessioni sinaptiche, crescono nuove cellule nervose, migliorano le capacità cognitive. I neuroni risultano più veloci, quindi anche i pensieri sono più veloci.


Non è solo il nostro cervello a “plasmare” la nostra mente, ma la nostra mente che, con “assoluta certezza” plasma il nostro cervello (McGilchrist). Nasce così un principio fondamentale delle neuroscienze: “use it or lose it”. Questi risultati hanno portato alla conclusione che l'uso o la mancanza di utilizzo del cervello influenzano direttamente la sua funzionalità.


Il fenomeno della plasticità si realizza per tutta la vita.


Uno dei primi casi seguiti negli Stati Uniti riguarda un poeta e insegnante, il quale nel 1959, all’età di 65 anni subì un’emorragia cerebrale, che ne paralizzò metà del corpo e lo rese incapace di parlare. Il paziente venne sottoposto a un programma di riabilitazione. Dopo un anno, il suo recupero era tale da permettergli di tornare a insegnare e continuare a condurre una vita normale.


Anche programmi di studio sul declino mentale in vecchiaia in cui i pazienti venivano stimolati con varie attività, hanno evidenziato notevoli miglioramenti sul piano cognitivo e bio-psichico. Queste forme di terapia “arricchita” hanno avuto risultati positivi anche nel trattamento del morbo di Parkinson, nella sclerosi multipla e nell’artrite. La plasticità del cervello è stata quindi sfruttata in vari contesti, dalla riabilitazione dopo lesioni cerebrali al trattamento di disturbi come l'ansia, le fobie e il disturbo ossessivo-compulsivo.


Inoltre, sono emerse evidenze della plasticità del cervello in situazioni emotive come l'innamoramento e la genitorialità, dove sostanze come l'ossitocina e la dopamina svolgono un ruolo chiave nel rafforzare i legami affettivi.


La ricerca ha anche dimostrato che l'immaginazione e l'esercizio mentale possono portare a cambiamenti fisici nel cervello, con effetti simili all'attività fisica. Questo suggerisce che ogni pensiero lascia una traccia nel cervello, influenzando la sua struttura e funzione nel tempo.


I Meccanismi Chiave nella Neuroplasticità

La neuroplasticità si realizza attraverso una serie di meccanismi cellulari e molecolari. Uno di questi è la sinaptogenesi, il processo mediante il quale vengono create nuove sinapsi (le connessioni tra i neuroni). Inoltre, la neuroplasticità coinvolge anche il pruning sinaptico, che consiste nella rimozione delle sinapsi meno utilizzate, ottimizzando così l'efficienza delle reti neurali.


Altri meccanismi includono la neurogenesi, ovvero la formazione di nuovi neuroni, e le variazioni nella forza delle sinapsi esistenti, noto come potenziamento sinaptico o depotenziamento.


Il recupero dopo un evento ischemico cerebrale, per esempio, è dovuto principalmente alla neuroplasticità e alla riduzione del danno cerebrale. Questo processo avviene in fasi a breve, medio e lungo termine, con la formazione di nuove connessioni sinaptiche e la risoluzione della diaschisi, fenomeno inibitorio sinaptico che interviene dopo l’evento acuto. Attraverso questo fenomeno, il SNC mette a riposo regioni cerebrali anche non funzionalmente direttamente connesse con l’area cerebrale colpita. Il ruolo della diaschisi è neuroprotettivo e nonostante essa riduca le abilità motorie del soggetto, prepara il terreno alla creazione di nuove connessioni cerebrali.


Anche lesioni nervose periferiche e legate al sistema muscolo-scheletrico possono attivare processi di neuroplasticità per ripristinare il corretto funzionamento del SNC. In questo caso particolare, l'esercizio fisico attivo è fondamentale per stimolare questi processi di riorganizzazione delle mappe corticali e favorire il recupero funzionale. Il fenomeno dell’apprendimento motorio (motor learning) è un processo associato alla pratica e all’esperienza che porta a modificazioni permanenti nelle abilità di produrre movimenti finalizzati. Queste modificazioni sono dovute proprio alla neuroplasticità.


Anche la fisioterapia svolge un ruolo chiave nell'attivazione dei meccanismi di plasticità neuronale, che richiede un approccio funzionale specifico e personalizzato. Principi come l'uso attivo del cervello, l'intensità e la ripetizione del training, nonché la sua specificità e tempestività, sono fondamentali per massimizzare i risultati della riabilitazione motoria e cognitiva.


La Mente crea la Nostra Realtà

Le scoperte e le ricerche nel campo delle neuroscienze hanno fornito inoltre un solido supporto all'idea che la mente plasmi la realtà, come sostenuto dallo scienziato Joe Dispenza. Secondo Dispenza, tutto ciò che costituisce il nostro essere - i pensieri, i sogni, le memorie, le speranze, le paure, i sentimenti, le abilità, le nostre abitudini, i dolori e le gioie - è impresso nella complessa rete di 100 miliardi di cellule cerebrali.


Ogni nuova informazione appresa porta alla creazione di nuove connessioni neurali, modificando così l'essenza stessa di chi siamo. Il modo in cui le nostre cellule nervose sono organizzate in base a ciò che impariamo, che ricordiamo, che sperimentiamo e che prevediamo, che temiamo, così come ciò che pensiamo di noi stessi, ci definisce individualmente ed è riflesso nei nostri collegamenti neurologici interni. Siamo costantemente in un processo in elaborazione continua.


La nostra materia grigia, per funzionare al meglio, si riorganizza costantemente. Anche nel caso in cui cambiamo idea, il cervello cambia di conseguenza e viceversa.


Questo significa che possiamo effettivamente cambiare il nostro cervello e la nostra mente attraverso le nostre azioni e i nostri pensieri. La mente, infatti, è considerata il prodotto dell'attività del cervello, che a sua volta è modellato dalla coscienza.


Le moderne tecnologie nel campo del linguaggio figurato funzionale (brain scans) hanno dimostrato che possiamo influenzare attivamente il funzionamento del nostro cervello attraverso l'attenzione e la concentrazione focalizzata, come avviene per esempio nelle attività sportive. Questo suggerisce che siamo in grado di cambiare la nostra mente e il nostro cervello semplicemente cambiando il nostro modo di pensare e di percepire il mondo.


Se possiamo davvero cambiare il cervello e la mente, allora chi attua il cambiamento? Il cervello essendo un organo non può cambiare se stesso. La mente non può cambiare il cervello perché è un prodotto del cervello stesso. Allora chi attua il cambiamento?


La scienza ha evitato per molto tempo di rispondere a questa domanda. Ma ora c’è una maggiore apertura. La risposta sta nella coscienza che usa il cervello e il corpo per produrre molti diversi livelli della mente. Quando siamo davvero consci e consapevoli allora possiamo attuare dei cambiamenti riguardo a noi stessi e a come possiamo guidare le nostre vite.


Inoltre si è dimostrato, attraverso scansioni cerebrali, che possiamo cambiare il cervello semplicemente pensando diversamente. Nel caso per esempio di un'attività come quella di suonare uno strumento musicale, si attivano gli stessi circuiti cerebrali sia in chi suona fisicamente lo strumento sia in chi semplicemente “si visualizza” nell’azione di suonarlo. Quando siamo veramente attenti e focalizzati in un’azione fisica o mentale, il cervello non distingue la differenza tra ciò che accade nella mente e quello che invece prende forma nella realtà materiale.


Importanti esperimenti al riguardo sono stati realizzati in un laboratorio di stimolazione magnetica cerebrale a Boston. Questi studi hanno dimostrato che è possibile effettivamente “modificare” l’anatomia stessa del cervello, utilizzando solamente “l’immaginazione”. E’ stato il premio Nobel Santiago Ramon y Cajal ad ipotizzare già nel 1904 che i pensieri, ripetuti nell’esercizio mentale, rinforzano le connessioni neurali e ne creano di nuove, sostenendo, per l’appunto, che il cervello “è malleabile e perfettibile”. Tutto ciò che la mente, sostanza immateriale, immagina lascia tracce materiali. Ogni pensiero altera dunque lo stato fisico dei neuroni, delle sinapsi e del cervello stesso.


Possiamo quindi rendere i nostri pensieri reali. Con una pratica costante il cervello e il corpo cambieranno fisicamente nella realtà materiale senza aver mai fatto l'esperienza fisica ma semplicemente in conseguenza all’esperienza mentale. Si attiva così un nuovo “hardware neurologico”, una nuova rete di connessioni neurali, che precede l’esperienza fisica.


Questo concetto si applica al modello quantistico. Secondo la fisica quantistica la nostra “mente soggettiva” ha un effetto sul “mondo oggettivo”, cioè la coscienza crea la nostra realtà. Questo ci può portare a pensare che allora saremo noi a richiamare quella esperienza fisica nella realtà materiale che ci permette di evolvere.


La Neuroplasticità e il Benessere Mentale ed Emotivo

Attualmente le neuroscienze hanno ridefinito il funzionamento dei due emisferi cerebrali, destro e sinistro. Fino a qualche anno fa si riteneva che la parte sinistra del cervello fosse quella legata alle funzioni logiche mentre quello destro fosse legato alle funzioni creative, romantiche e spaziali. In effetti proprio il cervello sinistro funziona secondo una serie di processori lineari d'informazioni, mentre il destro è come un processore parallelo, olistico.


Recenti ricerche hanno dimostrato che la novità cognitiva appartiene al destro, mentre la routine cognitiva dipende dal sinistro, ad indicare che il cervello destro è “il grande creatore”.


L'arte consiste nel mantenere equilibrati entrambi gli aspetti. Quando siamo sotto stress, arrabbiati, aggressivi, ansiosi, paurosi, quando soffriamo, emettiamo delle sostanze chimiche che disgregano il sistema nervoso e il cervello, e quelle stesse sostanze fanno sì che il cervello diventi ossessivo. Questo stress rimane così attivo più a lungo del necessario e questo può portare ansia, disturbo da compulsione ossessiva, nevrosi, e anche depressione. Nel lungo termine il cervello si trova ad essere molto “disgregato e incoerente” e questo ci porta ad essere troppo analitici e ossessionati.


Quando invece creiamo una coerenza cerebrale, attraverso per esempio uno stato meditativo, il focus diventa più aperto, più diffuso e permettiamo alla nostra mente di spostare l’attenzione dall'ossessione, e diventare più consapevoli. In questo stato il cervello passa così ai cosiddetti modelli in sincronia di fase.


La chimica dello stress induce il cervello a rimanere in quello che è detto lo stato delle onde Beta, uno stato super analitico, super precipitoso, super ansioso e la maggior parte delle persone vive in quella gamma di frequenza. In tale stato il cervello inizia a lavorare troppo velocemente e a precipitarsi nel tempo, valutando che cosa potrebbe succedere basandosi sulle esperienze del passato. Anticipa un evento futuro su queste basi e continua a ritrovarsi in una condizione discontinua.


Ma quando ci permettiamo di arrenderci, di rilassarci e iniziamo ad addestrarci in modo corretto nella meditazione, a essere presenti, il cervello comincia a spostarsi nei modelli Alfa sincronizzati che sono molto ordinati. Tutte le onde si muovono insieme e la coerenza che ne deriva permette a parti diverse del cervello di iniziare a comunicare in modo corretto tra loro in modo sempre più armonico. Il ritmo del cervello così è più organizzato, integrato e coerente influenzando così tutto il SNC e di conseguenza tutto il sistema mente-corpo-emozioni.


Quindi quando il cervello è coerente siamo in uno stato di maggiore equilibrio e armonia mentale. Questo stato ci permette di affrontare lo stress in modo più efficace e di adottare un atteggiamento più flessibile e aperto verso la vita.

Le scoperte nelle neuroscienze confermano che la mente ha un potere straordinario nel plasmare la nostra realtà. Attraverso la consapevolezza e la pratica, possiamo imparare a utilizzare questo potere per migliorare la nostra vita e il nostro benessere.


Inoltre, la terapia cognitivo-comportamentale (TCC), un approccio psicoterapeutico che si basa sull'identificazione e sulla modifica dei pensieri e dei comportamenti disfunzionali, si fonda sul principio della neuroplasticità. Aiutando i pazienti a riconoscere e modificare i modelli di pensiero dannosi, la TCC può promuovere cambiamenti duraturi nella struttura e nella funzione cerebrale.





La scoperta della neuroplasticità ha rivoluzionato la nostra comprensione del cervello umano e ha aperto nuove strade per la ricerca e l'applicazione pratica nelle neuroscienze, nella riabilitazione, nell'educazione e nella salute mentale. Continuando a esplorare i meccanismi e le potenziali applicazioni della neuroplasticità, potremmo rivelare ancora più modi per potenziare il potere adattativo del cervello umano e migliorare la qualità della vita.


È fondamentale sostenere e potenziare le straordinarie capacità del cervello e della mente attraverso un ambiente stimolante, l'esercizio mentale, una dieta equilibrata e uno stile di vita attivo e positivo. Questo non solo può migliorare le funzioni cognitive, ma anche prevenire malattie degenerative e promuovere il benessere emotivo.





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