CRISPR su misura: corretta in vivo una mutazione rara in un neonato
Prime editing applicato con successo per la prima volta in un paziente individuale: un passo avanti verso la medicina di precisione

La deficienza di carbamilofosfato sintetasi 1 (CPS1) è una malattia metabolica ereditaria gravissima. Provoca un accumulo tossico di ammoniaca nel sangue, spesso fatale nei primi giorni di vita. Non esiste una cura definitiva, se non il trapianto di fegato, difficile da effettuare nei neonati e con gravi rischi.
Un recente intervento medico, però, ha cambiato lo scenario: un neonato affetto da CPS1 è stato trattato con una terapia CRISPR personalizzata che ha corretto direttamente nel suo fegato la mutazione responsabile della malattia. È la prima volta nella storia che una terapia genica viene disegnata, testata e applicata per un singolo paziente, con successo.
Prime editing: la nuova frontiera del gene editing
A differenza del CRISPR tradizionale, che taglia il DNA, la tecnica usata in questo caso si chiama
base editing, una variante più sicura e precisa.
In pratica, consente di
modificare una singola lettera del codice genetico, senza generare rotture a doppio filamento. Nel caso del paziente, si trattava di correggere una mutazione puntiforme specifica nel gene CPS1: una singola adenina da sostituire con una guanina.
Il materiale genetico correttivo è stato incapsulato in nanoparticelle lipidiche, analoghe a quelle impiegate nei vaccini a mRNA, e somministrato per via endovenosa. Il sistema ha veicolato l’editor direttamente alle cellule del fegato.
Una terapia disegnata in sei mesi
Il trattamento è stato sviluppato dal team del
Children’s Hospital of Philadelphia, in collaborazione con l’azienda biotecnologica
Carbon Biosciences e ricercatori dell’Innovative Genomics Institute.
Non si è trattato di un farmaco generico: l’intero processo – dalla progettazione del CRISPR personalizzato, alla produzione in laboratorio, fino ai test preclinici su cellule e modelli animali – è stato realizzato in
circa sei mesi, una rapidità sorprendente per un progetto così complesso.
Le analisi hanno mostrato che, nei topi trattati, oltre il 40% delle cellule epatiche presentavano la mutazione corretta, con assenza di effetti collaterali gravi. Una soglia considerata terapeutica anche per gli esseri umani.
Risultati clinici e primi effetti
Il neonato ha ricevuto tre infusioni della terapia nel primo anno di vita. Dopo i trattamenti, i medici hanno osservato:
- Una significativa
riduzione dell’ammoniaca nel sangue
- Una maggiore
tolleranza alimentare alle proteine
- Una
riduzione della necessità di farmaci per detossificare il sangue
- Un progresso generale nella
crescita e sviluppo neurologico
Nonostante il paziente debba essere seguito nel lungo periodo, i segnali clinici sono positivi e incoraggianti.
Verso una medicina “N-of-1”
Questa terapia è un esempio concreto del paradigma “N=1”: sviluppare cure genetiche per singoli pazienti affetti da mutazioni uniche e ultra-rare. Finora, la ricerca genetica si è concentrata su varianti comuni, ma la combinazione di CRISPR, sequenziamento del genoma e tecnologie di delivery avanzate apre la strada a una medicina veramente personalizzata.
Naturalmente, restano ostacoli significativi:
- Costi elevati e scalabilità limitata
- Autorizzazioni etiche e regolatorie più complesse per terapie individuali
- Rischi a lungo termine legati a possibili effetti off-target del gene editing
Tuttavia, il caso del neonato trattato rappresenta una pietra miliare: dimostra che è tecnicamente e clinicamente possibile correggere in vivo una mutazione genetica unica, senza la necessità di trapianti o terapie permanenti.
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