CRISPR su misura: corretta in vivo una mutazione rara in un neonato

4 agosto 2025

Prime editing applicato con successo per la prima volta in un paziente individuale: un passo avanti verso la medicina di precisione

3D rendering of intertwined strings of blue and red spheres against a dark teal background, resembling a strand of DNA.

La deficienza di carbamilofosfato sintetasi 1 (CPS1) è una malattia metabolica ereditaria gravissima. Provoca un accumulo tossico di ammoniaca nel sangue, spesso fatale nei primi giorni di vita. Non esiste una cura definitiva, se non il trapianto di fegato, difficile da effettuare nei neonati e con gravi rischi.

Un recente intervento medico, però, ha cambiato lo scenario: un neonato affetto da CPS1 è stato trattato con una terapia CRISPR personalizzata che ha corretto direttamente nel suo fegato la mutazione responsabile della malattia. È la prima volta nella storia che una terapia genica viene disegnata, testata e applicata per un singolo paziente, con successo.

Prime editing: la nuova frontiera del gene editing

A differenza del CRISPR tradizionale, che taglia il DNA, la tecnica usata in questo caso si chiama base editing, una variante più sicura e precisa.
In pratica, consente di
modificare una singola lettera del codice genetico, senza generare rotture a doppio filamento. Nel caso del paziente, si trattava di correggere una mutazione puntiforme specifica nel gene CPS1: una singola adenina da sostituire con una guanina.

Il materiale genetico correttivo è stato incapsulato in nanoparticelle lipidiche, analoghe a quelle impiegate nei vaccini a mRNA, e somministrato per via endovenosa. Il sistema ha veicolato l’editor direttamente alle cellule del fegato.

Una terapia disegnata in sei mesi

Il trattamento è stato sviluppato dal team del Children’s Hospital of Philadelphia, in collaborazione con l’azienda biotecnologica Carbon Biosciences e ricercatori dell’Innovative Genomics Institute.
Non si è trattato di un farmaco generico: l’intero processo – dalla progettazione del CRISPR personalizzato, alla produzione in laboratorio, fino ai test preclinici su cellule e modelli animali – è stato realizzato in
circa sei mesi, una rapidità sorprendente per un progetto così complesso.

Le analisi hanno mostrato che, nei topi trattati, oltre il 40% delle cellule epatiche presentavano la mutazione corretta, con assenza di effetti collaterali gravi. Una soglia considerata terapeutica anche per gli esseri umani.

Risultati clinici e primi effetti

Il neonato ha ricevuto tre infusioni della terapia nel primo anno di vita. Dopo i trattamenti, i medici hanno osservato:

  • Una significativa riduzione dell’ammoniaca nel sangue

  • Una maggiore tolleranza alimentare alle proteine

  • Una riduzione della necessità di farmaci per detossificare il sangue

  • Un progresso generale nella crescita e sviluppo neurologico

Nonostante il paziente debba essere seguito nel lungo periodo, i segnali clinici sono positivi e incoraggianti.

Verso una medicina “N-of-1”

Questa terapia è un esempio concreto del paradigma “N=1”: sviluppare cure genetiche per singoli pazienti affetti da mutazioni uniche e ultra-rare. Finora, la ricerca genetica si è concentrata su varianti comuni, ma la combinazione di CRISPR, sequenziamento del genoma e tecnologie di delivery avanzate apre la strada a una medicina veramente personalizzata.

Naturalmente, restano ostacoli significativi:

  • Costi elevati e scalabilità limitata

  • Autorizzazioni etiche e regolatorie più complesse per terapie individuali

  • Rischi a lungo termine legati a possibili effetti off-target del gene editing

Tuttavia, il caso del neonato trattato rappresenta una pietra miliare: dimostra che è tecnicamente e clinicamente possibile correggere in vivo una mutazione genetica unica, senza la necessità di trapianti o terapie permanenti.

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