Piove ferro su YSES‑1 c: il meteo alieno svelato dal James Webb Telescope

14 luglio 2025

Sabbia tra le stelle: le strane piogge di un pianeta lontano

Immaginate di trovarvi su un pianeta gigante, immersi in un’atmosfera densa e torbida. Sopra di voi, nuvole scure si addensano, ma non portano pioggia come quella che conosciamo. Qui, al posto dell’acqua, cadono gocce di ferro vaporizzato. E al posto delle nubi di vapore acqueo, fluttuano nell’aria granelli finissimi di sabbia minerale. Non è un racconto di fantascienza, ma il risultato di una delle osservazioni più sorprendenti compiute finora dal James Webb Space Telescope.

Il protagonista di questa scoperta si chiama YSES‑1 c, ed è un esopianeta situato a circa 360 anni luce da noi, nel sistema di una giovane stella della regione di Scorpius-Centaurus. Si tratta di un mondo gassoso, enorme – circa 14 volte la massa di Giove – che orbita molto lontano dalla sua stella. Ma ciò che più colpisce non sono le sue dimensioni, bensì le condizioni atmosferiche completamente fuori scala rispetto a ciò che conosciamo.

Un meteo fatto di polveri e metalli

Gli strumenti del telescopio Webb hanno rivelato che l’atmosfera superiore di YSES‑1 c contiene nubi di silicati, una categoria di minerali che sulla Terra compongono buona parte della crosta. In pratica, si tratta di sabbia, anche se ridotta a particelle microscopiche, inferiori a un decimo di micron. Queste polveri si mantengono sospese ad altitudini molto elevate, in una danza sospesa tra il calore estremo del pianeta e le forze dinamiche dell’atmosfera.

Quello che rende la scoperta ancora più affascinante è che queste particelle non rimangono sempre lì. Secondo i ricercatori, esisterebbe un ciclo atmosferico simile a quello dell’acqua sulla Terra, ma costruito su elementi completamente diversi: i silicati si condensano, formano nubi, precipitano e poi, al contatto con strati più caldi, sublimano nuovamente. In alcuni casi, la composizione delle nubi suggerisce la presenza di ferro vaporizzato, il quale potrebbe precipitare a sua volta, dando vita a fenomeni di pioggia metallica.

È difficile immaginare un clima più alieno di questo. Ma proprio per questo, YSES‑1 c è diventato un caso di studio cruciale per gli scienziati che cercano di comprendere la diversità degli ambienti planetari nel cosmo.

Un sistema giovane e prezioso

Il sistema di YSES‑1 non è interessante solo per il suo meteo esotico. La stella attorno a cui orbitano questi pianeti ha un’età stimata di 16,7 milioni di anni: in termini astronomici, è una neonata. Questo fa di YSES‑1 un laboratorio naturale per studiare le prime fasi della formazione planetaria. A differenza del nostro Sistema Solare, dove i processi si sono conclusi miliardi di anni fa, qui possiamo osservare il “cantiere aperto”.

Infatti, l’altro gigante gassoso del sistema, YSES‑1 b, presenta a sua volta una caratteristica sorprendente: un disco circumplanetario ancora attivo. Questo disco è composto anch’esso da silicati, ma sotto forma di polveri che circondano il pianeta. Secondo gli scienziati, potrebbe trattarsi di una fase intermedia nella formazione di satelliti naturali, simile a quella che ha portato alla nascita delle lune di Giove. In altre parole, potremmo stare assistendo alla formazione in diretta di un sistema lunare, qualcosa che finora era rimasto solo ipotetico nei modelli teorici.

Ancora più interessante è che un disco del genere, secondo la teoria classica, dovrebbe dissiparsi in pochi milioni di anni. Il fatto che esista ancora a 16 milioni di anni sfida molti modelli sulla durata e sull’evoluzione dei dischi protoplanetari, obbligando gli studiosi a rivedere alcune assunzioni fondamentali.

Perché tutto questo ci riguarda?

Potrebbe sembrare che questi fenomeni riguardino solo mondi lontanissimi, scollegati dal nostro quotidiano. Eppure, studiare ambienti come quelli di YSES‑1 b e c ci aiuta a capire meglio anche la storia della Terra e del nostro Sistema Solare. Ogni volta che osserviamo un’atmosfera esotica, un disco che resiste più a lungo del previsto o una pioggia di ferro, otteniamo nuovi indizi su come si formano i pianeti, come si evolvono le loro atmosfere e quali condizioni possono renderli abitabili.

Inoltre, ci ricorda che le leggi della natura sono universali, ma i loro effetti possono portare a risultati molto diversi. Dove noi abbiamo nuvole d’acqua e temporali, altrove ci sono tempeste di sabbia minerale e cieli metallici. Il concetto stesso di "clima", "pioggia", "nuvola" assume nuove sfumature, e con esse cambia anche la nostra prospettiva su cosa possa voler dire essere un pianeta

Guardare lontano per capirci meglio

Osservare un pianeta dove piove sabbia e ferro non è poi così lontano dal guardare il nostro passato, ancora inciso tra le polveri del cosmo.

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