Le tre luci dentro di noi - prima parte
Tamas, Rajas e Sattva

Hai mai notato come alcune giornate sembrino partire col piede giusto e altre invece ti trascinino giù fin dal mattino? A volte ci sentiamo pieni di energia, altre volte apatici, e in certi momenti incredibilmente sereni.
Nella tradizione indiana questi stati interiori non sono visti come “umori passeggeri”, ma come espressioni di tre forze fondamentali che abitano tutti noi: i guna. Si chiamano Tamas, Rajas e Sattva, e sono come tre fili intrecciati che compongono il tessuto della nostra vita.
Tamas: la notte che trattiene
Tamas è quella parte di noi che preferirebbe restare a letto anche quando suona la sveglia. È la voglia di procrastinare, il senso di pesantezza dopo un pasto troppo ricco, il “non ho voglia di far nulla” che ci prende ogni tanto. In piccole dosi può essere utile — ci dà stabilità, ci aiuta a riposare — ma se prende troppo spazio ci blocca, spegne la voglia di crescere e ci lascia in una sorta di nebbia mentale
Rajas: il vento che spinge
Poi c’è Rajas, l’energia che ci tiene in movimento. È la carica che ti fa correre tra mille impegni, la voglia di raggiungere obiettivi, l’entusiasmo di iniziare nuovi progetti. Senza Rajas saremmo immobili, incapaci di costruire qualcosa. Se diventa il protagonista assoluto, rischia di trasformarsi in frenesia: sempre di corsa, sempre affamati di risultati, sempre con l’impressione che manchi qualcosa.
Sattva: la mattina limpida
Infine c’è Sattva, la qualità che porta chiarezza e serenità. È quel momento in cui respiri profondamente e senti che va tutto bene, quando riesci a guardare le cose con lucidità e prendi decisioni senza ansia. Sattva non è inattività, ma un agire equilibrato, senza forzature. È la luce che illumina senza abbagliare.
Una danza quotidiana
In una stessa giornata puoi attraversare tutti e tre gli stati: Tamas al mattino presto, Rajas nel pieno del lavoro, Sattva in un momento di calma dopo una passeggiata o una chiacchierata sincera. Nessuno è solo tamasico, rajasico o sattvico: siamo sempre un intreccio che cambia con le circostanze.
Il bello è che non serve “scegliere un’etichetta” per descriversi. Riconoscere i guna significa solo accorgersi di chi sta guidando in un dato momento. È come avere tre compagni di viaggio: se impari a conoscerli, puoi decidere chi far sedere al volante.
Nella seconda parte vedremo come queste tre energie si infilano nelle nostre abitudini quotidiane — dal sonno al cibo, fino ai pensieri che coltiviamo — e come possiamo imparare a dialogare con loro invece di subirle.